Riflessologia plantare - Fin da piccola ho avuto una grande predisposizione al massaggio, istintivamente mettevo le mani dove c'era bisogno e tutti provavano sollievo al mio tocco. Non c'era nessuna tecnica ovviamente, ma solo la percezione di ciò che serviva alla persona.
Dopo l'università, decido di intraprendere un percorso diverso da quello per cui avevo studiato, mi rivolsi alla riflessologia.
Nell'anno scolastico 2003/2004 ho frequentato un corso tenuto dalla riflessologa Ersilia Pica e dal dottor Maurizio Cannizzaro, secondo il Metodo “Fitzgerald”.
Spesso mi è stato chiesto perché proprio la Riflessologia plantare. Molte persone, infatti, si vergognano di farsi toccare i piedi e hanno disgusto al pensiero di toccare i piedi degli altri, soprattutto se sconosciuti. Per me, invece, è sempre stato un modo per creare un contatto molto profondo pur mantenendo una distanza di discrezione e potere.
Dai piedi si capisce tutto di una persona: la situazione fisica (passata, presente e anche le predisposizioni che può sviluppare), la situazione emotiva, la tipologia caratteriale. Tutto si può leggere sui piedi e ci vuole un grande rispetto e una grande delicatezza per entrare così nella vita delle persone. Penso alla lavanda dei piedi che Gesù fa ai suoi apostoli in segno di amore e rispetto. Come disse Elipio Zamboni, fisioterapista che negli anni '70 diffonde la Riflessologia in Italia: “Sedersi ai piedi di un paziente è un atto di umiltà e amore”.
Metodo Fitzgerald o metodo Ingham?
Agli inizi del 1900 un medico americano otorinolaringoiatra di nome W. Fitzgerald scoprì che, attraverso la pressione praticata su alcuni punti del corpo, era possibile anestetizzare zone specifiche. Praticò in questo modo piccoli interventi senza l'uso dell'anestesia. Poiché aveva diviso il corpo in dieci zone longitudinali, chiamò la sua scoperta "Terapia zonale".
Un altro medico, Joe Riley, approfondì le ricerche di Fitzgerald e trovò punti sui piedi e sulle mani. Ma fu la sua collaboratrice, la signora Eunice Ingham, fisioterapista, ad approfondire e codificare in maniera precisa le corrispondenze tra punti sul piede e parti del corpo. Tra il 1930 e il 1960 girò tutto il mondo
sperimentando le sue scoperte e formando centinaia di operatori. È considerata la fondatrice della moderna riflessologia plantare. Dunque, sarebbe in effetti più corretto chiamarlo il Metodo “Ingham”!
La Riflessologia è molto diffusa in vari Paesi del mondo, considerato un metodo di prevenzione e cura praticato abitualmente. Le sue origini, in realtà, sono millenarie, fa parte delle tecniche terapeutiche della medicina cinese. Il termine deriva proprio dalla parola riflesso che, in medicina, è la risposta che l'organismo dà involontariamente - e talvolta inconsciamente - stimoli provenienti dall'ambiente esterno o dall'interno dell'individuo. I riflessi sono reazioni necessarie di difesa o di mantenimento dell'omeostasi, cioè dell'equilibrio di salute di una persona.
Nella riflessologia ogni parte del piede corrisponde ad una parte del corpo (organo, ghiandola, tessuto...); trattando un punto favoriamo una reazione di riequilibrio che aiuta la parte corrispondente a ritornare “in salute”. La Riflessologia è utilizzata, dunque, come metodo valutativo e contemporaneamente di riequilibrio. I punti dolenti sulla pianta dei piedi evidenziano uno squilibrio nelle parti del corpo corrispondenti , permettendo di riconoscere una disarmonia prima ancora che compaiano i sintomi.Si tratta, dunque, di una valutazione energetico-funzionale globale, in cui vengono presi in considerazione gli aspetti fisici, psichici ed energetici dell'individuo.